Il centrodestra abruzzese si spacca su tutto: nomine nelle società a partecipazione regionale e giunte comunali, in primis Pescara. È un quadro vergognoso quello che sta emergendo nella fase post voto, nella quale bisogna saper collocare le persone giuste al posto giusto.
Come da sua tradizione, il centrodestra si presenta compatto agli appuntamenti elettorali, ma poi litiga furiosamente per decidere chi debba accaparrarsi il maggior numero di scranni.
E così si scopre che non sono bastate cinque riunioni per assegnare le poltrone nelle società controllate o partecipate dalla Regione, perché fra i tre partiti principali (Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega) è in atto un tutti contro tutti senza esclusione di colpi.
A Pescara la musica non cambia: nella città più popolosa d’Abruzzo il casus belli sono le quote rosa nella futura giunta comunale, e questo la dice lunga sulla considerazione che il centrodestra ha del ruolo delle donne in politica. Fatto sta che il sindaco Masci, a 36 giorni dal voto che lo ha riconfermato, non ha ancora nominato i suoi assessori. E sarà bene che, tra i primi atti del suo secondo mandato, l’amministrazione riveda i confini indicati nella Carta degli aiuti a finalità regionale, in modo da poter accogliere tutto il territorio comunale nella ZES.
È inutile regalare braccialetti e collanine per vincere le elezioni se poi si deve scatenare una rissa su ogni strapuntino da occupare. Gli abruzzesi aspettano risposte concrete ai loro bisogni, non liti da basso cortile.