Finalmente l’Abruzzo ha il suo nuovo stemma. Un evento atteso da anni, che pone fine a tutti i problemi della regione.
Grazie a questa mirabolante novità, la percorrenza dei treni per Roma scenderà sotto le due ore, l’aeroporto accoglierà voli da tutto il mondo, i cantieri che funestano l’A14 chiuderanno ad horas e la disoccupazione sparirà.
Gloria nell’alto dei cieli a questa maggioranza regionale che ha partorito – in soli 18 mesi – un provvedimento di tale portata.
I soliti pozzangheristi diranno che si tratta di un fatto marginale e tutto sommato superfluo, che i 70.000 euro pagati alla società di comunicazione che ha elaborato il nuovo simbolo sono eccessivi, che altre sono le priorità di questo territorio. Qualcuno oserà persino insinuare che è brutto.
Sappiamo bene che si tratta di barellieri dell’odio, i quali non comprendono le necessità del popolo abruzzese, le sue peculiarità storico-culturali, la solenne volontà di identificarsi in un simbolo che unisce le due anime della regione: una frase di Plinio il vecchio riferita ai Sanniti, sormontata dall’immagine di una statua picena (il Guerriero). Che magnifica crasi, che splendida koinè!
Rinsaldati nell’animo da questa magnifica notizia, guardiamo al futuro con maggior fiducia e con l’auspicio che questa maggioranza di vanesi incapaci vada a casa dopo il 10 marzo.