Lascia basiti la circostanza che Confindustria Abruzzo abbia negato al vicesindaco di Chieti, Paolo De Cesare, l’invito a una cena di gala organizzata dall’associazione. De Cesare era stato delegato dal sindaco Diego Ferrara in rappresentanza del Comune teatino, poiché il sindaco non poteva essere presente all’evento.
Confindustria Abruzzo ha giustificato il diniego affermando che l’invito era “strettamente personale e non delegabile”. Una replica che suscita perplessità: De Cesare – oltre che vicesindaco – è anche assessore alle attività produttive e al turismo, dunque pienamente titolato a discutere sulle tematiche care agli industriali.
Ma soprattutto: perché negare alla città di Chieti – legittimamente rappresentata in ogni sede dai suoi amministratori – la possibilità di essere presente alla cena?
L’invito era rivolto al sindaco nella sua qualità di eletto dai cittadini o alla persona Diego Ferrara?
Una serata di gala non è una firma notarile, per la quale la delega può diventare discutibile. Nè stiamo parlando di un affare tra imprese, dove la presenza di un amministratore delegato può risultare imprescindibile.
Magari gli industriali desideravano che al tavolo sedessero soltanto “pesci grossi”, visto che la cena si teneva su un trabocco. O forse Confindustria voleva soltanto assicurarsi la presenza di un medico nel caso la cena fosse risultata indigesta ai commensali? In attesa di una risposta, speriamo che il pasto sia almeno stato gradito dagli altri fortunati invitati.
Quando si invitano figure istituzionali, entrano in campo le personalità giuridiche che vivono esattamente grazie all’istituto della delega.
In sostanza ci sono i delegati, i deleganti e gli indelicati. Sappiamo dove situare questi ultimi.
L’unica via d’uscita potrebbe essere il riconoscimento di una sgrammaticatura che non dovrebbe neanche essere pensata quando ci si rivolge a un’istituzione legittimata dalla democrazia e non da una serata di gala.