Tra i 1200 beneficiari di risorse (12 milioni di euro) attribuite con un emendamento al Progetto di Legge recante “Disposizioni finanziarie per la redazione del Bilancio di previsione finanziario 2023-2025 della Regione Abruzzo (Legge di Stabilita regionale 2023)” risultano anche liste elettorali che hanno determinato attivismo politico locale, in spregio ai divieti ineludibili della legge 2 maggio 1974, n. 195 recante «Contributo dello Stato al finanziamento dei partiti politici», che esattamente stabilisce all’articolo 7, il divieto di finanziamenti o di contributi, sotto qualsiasi forma e in qualsiasi modo erogati, da parte di organi della pubblica amministrazione di enti pubblici, di società con partecipazione di capitale pubblico superiore al 20 per cento o di società controllate da queste ultime, nonché delle cooperative sociali e dei consorzi disciplinati dalla legge 8 novembre 1991, n. 381, a favore di partiti o loro articolazioni politico-organizzative e di gruppi parlamentari.
Il Bilancio regionale adottato, modificato e approvato rocambolescamente nella notte del 30 dicembre 2022, sarebbe rimasto tecnicamente indefinito nonostante l’intervenuto voto formale, proprio per la creativa ma discussa copertura donativa a pioggia per le misure finanziarie insorte e inserite, senza alcuna reale e trovabile istruttoria ad opera degli uffici competenti.
Con un atto di sindacato ispettivo si è chiesto al Governo se intenda adottare iniziative speditive di carattere normativo e amministrativo per rendere più stringente la riconoscibilità dei finanziamenti anche nell’ambito delle elezioni regionali e affinché siano rispettati da tutti i soggetti che sostengono le campagne elettorali l’obbligo di trasparenza e i doveri dettati dalla disciplina sul finanziamento delle elezioni.
È fondamentale ricordare che se i Comuni finanziati, perché selezionati, meritano sempre ogni sorta di ausilio, per le soggettività associative ogni livello dell’Ordinamento prima di elargire finanziamenti è tenuto a rispettare la legge n. 241 del 1990, che pone obblighi inderogabili di par condicio istruttoria e di memoria remota documentale, che nel caso della Regione Abruzzo in esercizio sono totalmente inosservati!
Stanno tornando i tempi dei fondi POP? È giusto finanziare i Comuni ma non dobbiamo permettere una replica della stagione di De Fanis.