Io vedo un sacco di candidati con il libro di testo, con il manuale di geografia sotto le ascelle per cercare di capire dove si trovano, come si chiama quella città. Candidati che non si conoscono, come non si conoscevano quelli di 5 anni fa, farfalle dalla vita brevissima. Ci sono sbarcati, che arrivano dalla Luna, che di questa regione non sanno nulla. Si è andati al voto per volere dei tacchini del ‘più uno per sé’, nel momento più difficile per il Paese, per l’idiozia di una condotta collettiva.
Non c’è stata percezione della gravità della situazione, perché altrimenti non saremmo andati al voto, non avremmo dovuto avere la necessità di trovarci davanti da una parte al morso della guerra, al morso dell’energia, e dall’altra anche a questo intruso che è l’appuntamento elettorale. Quando ci sono questioni gravi come la guerra, la pandemia, l’approvvigionamento energetico, il sistema Paese, le istituzioni, si raccolgono per fare il proprio dovere, ma hanno prevalso invece i tacchini ‘del ‘più uno per sé’. Questa storia degli interessi di parte ce la ricorderemo e farà sanguinare la lucidità dell’Italia.
Dovevano almeno scavallare il 30 di dicembre, per andare a votare l’anno prossimo, nella speranza che la ragionevolezza tornasse ad essere un protagonista sulla vicenda della guerra in Ucraina, e dovevamo anche continuare a insistere sulla ricerca scientifica e medicale per chiudere definitivamente la partita con la pandemia del covid. Ecco: su tutto questo c’è stato un girarsi dall’altra parte, come se questi problemi non esistessero. Quando è nato il governo di Mario Draghi i problemi c’erano, anzi quei problemi hanno fatto nascere il suo governo, non è che adesso, con la fine di Draghi, i problemi sono scomparsi.
Questa legge elettorale non consente ai cittadini di scegliere il proprio candidato, il proprio eletto, e tra i punti del governo che hanno fatto cadere c’era una nuova legge elettorale prima di andare al voto. Abbiamo ridotto il numero dei parlamentari, sbagliando, e ci voleva poi una legge elettorale per ricostituire il patto degli eletti con i cittadini e i territori, ma non si è voluto, proprio per passare subito all’incasso, come se non ci fossero i problemi che ci stanno circondando. Questa è l’irresponsabilità che mi fa dire che nell’antica Grecia ci sarebbe stato un giudizio sull’idiozia di questa condotta collettiva, tenuta da quei partiti che hanno portato allo scioglimento delle Camere.
A Pineto c’è un’attività economica che pagava 9.000 euro l’anno di approvvigionamento energetico, adesso paga 52.000 euro l’anno. Non ce la fa più, nel mentre però arrivano i fogli di carta elettorali: quale è la quota di futuro che noi stiamo includendo all’interno di questa competizione? Con candidati che non si conoscono, come non si conoscevano quelli di 5 anni fa, delle farfalle della vita brevissima. Ci sono candidati che girano con il libro di geografia sotto il braccio per cercare di capire dove sono. E guardate, questo non consentirà all’Abruzzo di avere le ruote per contare a Roma e per fare in modo che il potere del Parlamento del governo sia risorsa per la regione.
Io non sono una finzione, non sono una esistenza digitale, io ho carne ed ossa, come si vede anche fisicamente. Ho una storia, ho fatto il consigliere comunale ho conosciuto il territorio, riesco a misurarmi con i problemi dei singoli e delle collettività, io non devo imparare la geografia e l’ordine delle priorità per un territorio. Per me l’appuntamento della competizione elettorale, con i problemi, con gli alternativi sfidanti, non è mai una questione, perché perennemente sono in coltivazione nel mio impegno rispetto alle questioni che mi vengono sottoposte. Ho compreso dal ‘900 che chi si candida e viene eletto deve rendere presente gli assenti