Dare centralità alla scuola come fulcro per il futuro del Paese comporta anche la scelta di investire a favore delle donne e degli uomini che ci lavorano, riconoscendo l’importanza della funzione che svolgono a favore di tutti. Come prima cosa ci occuperemo di far stralciare dal decreto Aiuti bis l’infelice e inadeguata previsione normativa sul cosiddetto “docente esperto”. Tra i tanti limiti rilevati da coloro che hanno contestato questa misura, credo sia fondamentale sottolineare che questa norma dimostra una volta di più l’errore che si commette quando si vuole intervenire in questo ambito, senza un vero confronto con i docenti di questo Paese. Come si può ritenere che non debbano essere interlocutori veri, consultati e ascoltati, coloro ai quali affidiamo la formazione dei nostri figli? È evidente che il primo passo da compiere sia quello di recepire le istanze che vengono dalla riflessione che i docenti svolgono sulla loro professione, istanze che non riguardano solo il punto della retribuzione che va adeguata alla media europea, come giustamente Enrico Letta ha assunto l’impegno di fare entro il termine della prossima legislatura. Accanto a questo tema c’è la questione fondamentale del recupero sociale della dignità della funzione docente, anche attraverso la riscoperta del ruolo centrale della formazione che oggi sembra quasi soffocata da altre istanze ed esigenze. Vogliamo che i docenti possano destinare le loro intelligenze e competenze a favore dei loro alunni, nella libertà del processo educativo, in un clima di riconoscenza che l’Italia deve a coloro che nel quotidiano coltivano davvero il nostro futuro.