La giustizia tributaria è un capitolo essenziale del rapporto tra contribuente e il fisco: un giudice a tempo pieno, assunto con concorso, che si affianca ( per un periodo circoscritto) a coloro che finora hanno operato per restituire ai contribuenti la domanda di giustizia rappresenta un passo epocale.
Si tiene ferma e si arricchisce l’agenda degli impegni politici dell’Italia, anche in concordata in sede europea, ma soprattutto si segue un’agenda che interessa i cittadini.
Il Senato ha approvato la riforma che assegna ad un ramo fondamentale della giurisdizione un ruolo di tutela del contribuente, ma anche dell’azione del fisco, se esposta a contenziosi temerari e solo dilatori.
Il partito democratico ha assunto un ruolo di protagonista poiché ha saputo contemperare un approccio istituzionale con quello dell’ascolto e del confronto con tutte le forze politiche.
Avremo il giudice tributario a tempo pieno, avremo un giudice autonomo e indipendente, la configurazione di un organo di autogoverno che si incammina in una capacità di funzionamento e abbiamo anche una possibile soluzione per le liti pendenti risalenti giacenti in Cassazione: più strumenti correttivi di oggettivo significato. Adesso spetta all’amministrazione mettere in esecuzione queste innovazioni.
Ma soprattutto sono introdotti elementi di civiltà giuridica già sperimentati in altri ambiti: la prova testimoniale, la prova in capo all’amministrazione fiscale, la premialità per i contribuenti leali. Sono semi che il partito democratico convintamente inserisce nell’ordinamento, con la sicurezza di dover ancora gestire nei prossimi anni il governo del paese in spirito riformista e progressista.