Qual è la «chiave» che dovrà aprire la porta della Nuova Pescara? Certamente è quella che va nella direzione di specializzare le funzioni di Pescara, Montesilvano e Spoltore.
Dunque, alla domanda che si chiede se occorrano più centri o più periferie, nella Nuova Pescara, non si può che rispondere che si debba produrre una capacità di ritrovamento, così come lo stesso deve accadere in altre città, quali Milano, Roma e Napoli. Anche in queste città vi è il tema “periferie”.
Una nuova città, la Nuova Pescara, che valorizzi pertanto le diverse vocazioni di Pescara, Montesilvano e Spoltore. Ciò dipenderà dalla qualità delle idee che si metteranno sul tavolo.
Tuttavia, lo sottolineo, fare in ritardo ciò che invece dovrebbe essere fatto in velocità, è immorale.
Noi, al contrario, le risorse, quando ero presidente della Regione, le abbiamo messe. E subito.
Per esempio, un’idea centrale per la nuova entità cittadina, non potrà che essere un grande parco tematico nell’area del cementificio, in cui le periferie dovranno essere rilanciate dando un avvio deciso a quella che io chiamo mobilità della vita, a cui va accompagnata una spinta al centralismo delle attività, spingendo verso una maggiore vivacità culturale.
Questo occorre alle periferie. In particolare, serve una nuova caserma dei Vigili del Fuoco, che va realizzata nel quartiere Tre, così come, sempre nello stesso quartiere, va insediata la sede della Regione. L’esempio migliore sul tracciato da seguire lo abbiamo osservato con il distretto Asl di Pescara Sud, voluto da Armando Mancini, l’ex direttore generale dell’azienda sanitaria pescarese.