Sono 38.495 i passeggeri persi dall’aeroporto d’Abruzzo nei primi dieci mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Anche nel mese di ottobre, infatti, si è avuto un calo nei transiti: 9.703 in meno rispetto a un anno fa, pari al -11%. Si tratta della diminuzione mensile più pesante del 2024.
Tutto questo accade mentre gli altri aeroporti italiani vanno benissimo: il dato nazionale è in
trend positivo da gennaio, e a ottobre si è attestato al +9,4%. Le cifre fornite da Assaeroporti –
l’associazione che riunisce le società di gestione di 36 scali italiani – denunciano quella che ormai è
una vera e propria emergenza cui la Regione Abruzzo non ha saputo porre rimedio se non con una serie di annunci sulla stampa.
Eppure l’infrastruttura pescarese continua a far registrare numeri in diminuzione dalla fine
del 2023: dal novembre dell’anno scorso ad oggi i transiti persi sono stati 45.469. L’arrivo del
nuovo direttore generale Luca Bruni, insediatosi a fine ottobre 2023 dopo 15 mesi di assenza di
questo ruolo nell’organico della Saga, non ha sortito alcun effetto; parallelamente vi è stata la
cancellazione del collegamento per Varsavia, cui si sono aggiunti i forti tagli alle frequenze con
Torino, Barcellona (Girona), Bergamo, Dusseldorf, Malta e Memmingen.
Il cda della Saga – la società della Regione che sovrintende al funzionamento dello scalo – è scaduto il 30 giugno scorso ma il centrodestra sta litigando per le poltrone, tanto che ad oggi non si sa ancora chi farà parte della nuova governance. Eppure sono passati 152 giorni e sopratutto migliaia di passeggeri in meno.
Si tenga una seduta di Consiglio regionale dedicata a questo tema specifico, perché l’Abruzzo
non può rinunciare alla connettività aerea. Si diano meno soldi per le collanine e i braccialetti,
meno prebende per i comunicatori costosissimi e più contratti appropriati per vettori e compagnie
aeree.