Esattamente una settimana fa, il 28 agosto, ponevo al presidente della Regione Abruzzo alcune domande sulla questione Stellantis.

Il primo quesito era:
Che fine ha fatto il Contratto istituzionale di sviluppo (CIS) per la Val di Sangro? Perché la Regione non ha mai risposto al Ministero sul progetto presentato da 23 Comuni della zona?

Oggi apprendiamo che – rispondendo a una lettera dello stesso Marsilio – il ceo dell’azienda automobilistica ha citato proprio il CIS sangrino come uno dei fattori chiave insieme a “costi energetici ragionevoli e infrastrutture all’altezza degli standard internazionali”.


Dunque avevamo visto giusto nel sollecitare la Regione a portare avanti il CIS, mai realmente considerato da questa giunta regionale. Questa la storia della vicenda:

  • Nel 2021 il Comune di Atessa (ente capofila) insieme ad altre 22 municipalità della Val di Sangro ha istruito e presentato al Ministero per il Sud e per la coesione dell’epoca il progetto per un Contratto istituzionale di sviluppo (CIS) che prevedeva circa 500 milioni di euro finalizzati a radicare la produzione in quell’area con la creazione di un parco energetico, nuove infrastrutture e un centro di ricerca sull’automotive. Inoltre, il piano prevedeva anche opere per rendere più vivibile e attrattivo il territorio.
  • Nel maggio dello stesso anno il direttore generale dell’Agenzia per la coesione, Paolo Esposito, ha trasmesso la proposta alla Regione Abruzzo per la necessaria istruttoria territoriale e condivisione, ma da Palazzo Silone non è mai arrivata alcuna risposta. Il centrodestra si è limitato a istituire un tavolo (si potrebbe definire estetico) sull’automotive che, dal suo insediamento nel 2022, ha prodotto solo chiacchiere.
  • Stiamo parlando di un settore che in Abruzzo occupa circa 23.000 addetti, di cui 20.000 in
    provincia di Chieti, con un fatturato di 8 miliardi di euro che rappresenta il 48% dell’export dell’intero territorio regionale. Un settore di cui Stellantis è la punta di diamante, e i venti di crisi e di una possibile delocalizzazione in Polonia mettono a rischio un’azienda vitale per l’economia
    abruzzese.

Adesso che è Tavares in persona a chiedere di dare corso a questo strumento contrattuale, vedremo se Marsilio continuerà a fare orecchie da mercante.

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