L’Azienda per i Servizi alla Persona (ASP) della provincia di Chieti, piagata da 7 milioni e 100mila
euro di debiti, si trova in una situazione gravissima:

1) non c’è più liquidità in quanto la Regione non paga;

2) piovono ingiunzioni che causano il blocco dei soldi nel momento in cui arrivano in banca;

3) questo mese verrà pagato soltanto il 50% dello stipendio ai dipendenti.

4) cosa più grave, dal 1° agosto la cooperativa che fornisce il personale infermieristico (35 persone
tra operatori socio-sanitari e infermieri) non darà più assistenza se non verranno saldate le fatture.
Resterà a lavoro soltanto il personale a tempo indeterminato, in totale 20 dipendenti, che potranno
assistere circa 20 anziani mentre altri 80 ospiti dovranno essere presi in carico dalla ASL. Si tenga
presente che il costo giornaliero della degenza nella Ipab teatina è di 87 euro, mentre un ricovero in
ospedale costa cinque volte di più.

Il caso di Chieti non è l’eccezione ma la regola, perché anche la condizione finanziaria delle altre
ASP abruzzesi è contrassegnata dal colore rosso: quella teramana presenta 11 milioni di debiti,
quella di Atri 2 milioni, quella pescarese è oltre il milione e quella peligna viaggia su un passivo di
2-3 milioni; soltanto quella aquilana è in pareggio.

Le ASP sono state istituite con la legge n. 328 del 2000 (Legge quadro per la realizzazione del
sistema integrato di interventi e servizi sociali) e con il Decreto legislativo n. 207 del 2001 (Riordino del sistema delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza – IPAB), si occupano di sociale e terza età. In Abruzzo sono state create con la legge regionale n. 17 del 2011 (Riordino delle IPAB e disciplina delle Aziende Pubbliche di Servizi alla Persona – ASP), nella misura di una per ogni provincia oltre a quelle di Atri e Sulmona.

Queste purtroppo non sono novità: già a marzo eravamo intervenuti per segnalare la pesantissima
situazione debitoria di queste strutture regionali. Se la Regione Abruzzo (da cui dipendono le Aziende) avesse destinato al risanamento delle ASP parte di quei 22 milioni dati a fine 2023 a una pluralità di soggetti sotto forma di collanine e braccialetti, oggi non ci troveremmo in questa situazione.
Avrebbero certamente fatto comodo anche i 6 milioni dati al Napoli calcio per venire ad allenarsi a Castel di Sangro o i 500mila euro elargiti ad alcuni artisti per venire a cantare “Vola vola” in riva all’Adriatico.

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