Ieri sera durante la sua umida passerella pescarese Giorgia Meloni ha affermato che il passaggio della rete transeuropea di trasporto TEN-T in Abruzzo è stato voluto e ottenuto dal presidente della giunta regionale in scadenza. La premier ha detto molte bugie in questa campagna elettorale per magnificare i risultati inconsistenti della Regione targata centrodestra, ma questa appropriazione indebita grida vendetta.
Ho perorato la causa dell’inserimento dell’Abruzzo nelle reti TEN-T sin dai primi giorni del mio mandato come presidente di giunta regionale. Per questo caldeggiai l’approvazione della delibera n. 396 del 23 maggio 2015, con la quale l’amministrazione da me presieduta si attivò per l’estensione delle reti TEN-T alle Marche, all’Abruzzo, al Molise e alla Puglia. Da quel momento è iniziato un cammino che il 28 ottobre 2015 ha portato all’approvazione, da parte del Parlamento europeo, dell’emendamento n. 2 al Report A8-0279/2015, con il quale si dava il via libera al progetto di inclusione. Tra i parlamentari europei che si adoperarono per raggiungere questo obiettivo voglio ricordare Massimo Paolucci, Enzo Bianco e il compianto David Sassoli.
Per completare il raggiungimento di questo traguardo, il 15 gennaio 2016 a Pescara fu siglato il “Patto per la connettività dell’Adriatico” tra la Regione Abruzzo, l’Assemblea generale dell’Euroregione Adriatico-Ionica e la Regione di Tirana. L’accordo impegna le Regioni e gli altri enti coinvolti a sviluppare congiuntamente interventi di valore aggiunto europeo sull’area adriatico- ionica.
Dunque Giorgia Meloni che viene a spiegarci cosa siano le reti TEN-T è un po’ come Marsilio che cerca di fare battute in dialetto abruzzese: si sente che non è il suo idioma, non fa ridere né sorridere, e ci si domanda se la disperata rincorsa verso la sua rielezione giustifichi certe figuracce.