Uno studio della Fondazione Edison basato sui dati Istat del 2022 e riferito alla variazione del PIL in volume rispetto al periodo pre-pandemia (2019) pone l’Abruzzo al penultimo posto tra le regioni italiane con il -1,1%. Soltanto l’Umbria ha avuto un rendimento peggiore (-1,6%). Dunque siamo scivolati indietro e, guarda caso, questo arretramento è avvenuto proprio da quando la giunta regionale è in mano al centrodestra.
Non è una novità: già Rapporto 2023 del CRESA (Centro Studi dell’Agenzia per lo Sviluppo della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia) sull’economia e la società abruzzesi – pubblicato il 27 ottobre scorso – evidenziava un territorio in difficoltà, più orientato verso i parametri del sud Italia che non verso quelli del Centro-Nord.
La sintesi era lapidaria: “La regione – spiegava lo studio – mostra nel complesso deboli segni di ripresa, spesso di intensità inferiore non solo alla media del Paese ma anche al Mezzogiorno, motivo per cui l’Abruzzo ha recuperato solo in parte i livelli pre- pandemici”.
Questi i numeri della crisi economica abruzzese certificati dal CRESA:
- DIMINUZIONE del numero di imprese attive (-1,0%)
- DIMINUZIONE degli occupati (-0,3%) mentre in Italia aumentano (+2,4%)
- DIMINUZIONE delle forze di lavoro (-0,2%) mentre in Italia aumentano (+0,8%)
- AUMENTO dei disoccupati (+0,6%) mentre in Italia diminuiscono (-14,3%)
Ecco alcuni passaggi tratti dal Rapporto:
“Si riduce il numero di uomini in cerca di lavoro e aumentano le disoccupate. Si contraggono i lavoratori indipendenti e restano stabili i dipendenti, con aumenti dei soli contratti a tempo determinato part-time”.
A proposito del PIL: “La Svimez ha stimato per il 2023 una crescita in ulteriore decelerazione, di intensità pari al Mezzogiorno e leggermente inferiore all’Italia”.
“Drammatico è l’andamento demografico per classi di età: gli indici di vecchiaia e di dipendenza e l’età media registrano un peggioramento della situazione con un aggravio del carico sociale ed economico riconducibile all’aumento degli anziani e alla diminuzione dei giovani”.
“Per istruzione, competenza nonché occupazione e migrazione giovanili l’Abruzzo si colloca in posizione intermedia tra Centro-Nord e Mezzogiorno e figura tra le prime regioni meridionali ma mostra al contempo una minore velocità di sviluppo. Tale ritardo accresce la poca vivibilità della regione e alimenta il decremento demografico che, indebolendo la grande risorsa rappresentata dalla platea dei giovani, rappresenta il vero pericolo per il futuro”.
Tutto ciò accade mentre il presidente della giunta regionale in scadenza fa campagna elettorale annunciando “faremo questo, faremo quello”, come se si fosse insediato a febbraio 2024 e non a febbraio 2019. Qualcuno gli ricordi che al timone della Regione c’è stato lui in questi lunghissimi 60 mesi, e che il vuoto pneumatico della sua azione amministrativa non si colma con qualche annuncio tardivo: oggi si sarebbero dovuti presentare i risultati, non i proclami.