Tra meno di sei mesi ricorre il decennale dello svolgimento del referendum sulla Nuova Pescara. Durante questi nove anni e mezzo si è avuta una svolta con l’emendamento proposto da me e approvato dal Parlamento a maggio del 2022, quando ero presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato: un dispositivo che assegna ai Comuni che hanno avviato la fusione, e che abbiano una popolazione superiore ai 100mila abitanti, 10 milioni di euro all’anno per dieci anni e cinque milioni per il 2023, per un totale di 105 milioni. La Nuova Pescara rientra in questa casistica.
Il rinvio della nascita del nuovo Comune al 2027 ha bloccato la possibilità di attingere a tali risorse fino a quella data. E’ indubbiamente un danno, che va tamponato urgentemente e risolto con la richiesta di una modifica legislativa a favore dei municipi interessati e, ancora di più, ad opera delle espressioni parlamentari e della Regione Abruzzo, che cogliendo l’occasione si è persino dotata di un Ufficio di supporto alle fusioni dei Comuni (art. 15 L.R. 10/2022). Gli enti interessati devono potere chiedere di utilizzare ugualmente quei fondi per le procedure inerenti la fusione o per attrezzature che accelerino i tempi della procedura. Sono ovviamente disposto a facilitare il percorso di questa richiesta, l’importante è che ci sia la volontà degli enti locali coinvolti.
A questo passaggio fondamentale dovrà seguire un idoneo progetto di fusione, tenendo a mente che il valore di una città non è la sua densità demografica ma la capacità di creare prossimità umana e sociale. Non dovrà essere un progetto dei poteri, ma delle persone che vogliono creare una comunità, che è molto più della fusione. Non contano le questioni relative al nome, alla toponomastica, al santo patrono o ai risparmi economici. Le città si fanno riconoscere perché realizzano maggiori opportunità, comodità e appropriatezza nelle risposte ai bisogni dei cittadini e delle imprese: non dobbiamo produrre burocrazia ma valore a sostegno dei progetti di vita di ciascuno attraverso l’azzeramento delle procedure, la qualità nella semplificazione e la specializzazione dei territori. Per facilitare questo processo, il nucleo più grande dovrà mettere in campo una cornucopia di generosità per far sì che, dopo l’unione, non si torni verso la separazione.