Il Rapporto 2023 del CRESA (Centro Studi dell’Agenzia per lo Sviluppo della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia) sull’economia e la società abruzzesi evidenzia un territorio in difficoltà, più orientato verso i parametri del sud Italia che non verso quelli del Centro-Nord.
La sintesi è lapidaria: “La regione – spiega lo studio – mostra nel complesso deboli segni di ripresa, spesso di intensità inferiore non solo alla media del Paese ma anche al Mezzogiorno, motivo per cui l’Abruzzo ha recuperato solo in parte i livelli pre-pandemici”.
Questi i numeri della crisi economica abruzzese:

  • DIMINUZIONE del numero di imprese attive (-1,0%)
  • DIMINUZIONE degli occupati (-0,3%) mentre in Italia aumentano (+2,4%)
  • DIMINUZIONE delle forze di lavoro (-0,2%) mentre in Italia aumentano (+0,8%)
  • AUMENTO dei disoccupati (+0,6%) mentre in Italia diminuiscono (-14,3%)

    Ecco alcuni passaggi tratti dal Rapporto:

“Si riduce il numero di uomini in cerca di lavoro e aumentano le disoccupate. Si contraggono i lavoratori indipendenti e restano stabili i dipendenti, con aumenti dei soli contratti a tempo determinato part-time”.

A proposito del PIL: “La Svimez ha stimato per il 2023 una crescita in ulteriore decelerazione, di intensità pari al Mezzogiorno e leggermente inferiore all’Italia”.

“Drammatico è l’andamento demografico per classi di età: gli indici di vecchiaia e di dipenden- za e l!età media registrano un peggioramento della situazione con un aggravio del carico sociale ed economico riconducibile all’aumento degli anziani e alla diminuzione dei giovani”.


“Per istruzione, competenza nonché occupazione e migrazione giovanili l’Abruzzo si colloca in po- sizione intermedia tra Centro-Nord e Mezzogiorno e figura tra le prime regioni meridionali ma mostra al contempo una minore velocità di sviluppo. Tale ritardo accresce la poca vivibilità della regione e alimenta il decremento demografico che, indebolendo la grande risorsa rappresentata dalla platea dei giovani, rappresenta il vero pericolo per il futuro”.


Dunque un ente terzo certifica la “poca vivibilità della regione” soprattutto per le giovani generazioni che, non trovando occasioni di lavoro nella loro terra, emigrano verso altre realtà meglio organizzate.


Questa è la pagella di fine anno per la giunta Marsilio, e contiene una bocciatura senza appello. Il governo regionale non ha saputo agganciare la ripresa post-pandemica, cosa che invece ha fatto il resto d’Italia. L’economia è in crisi, non un cantiere degno di tal nome è stato aperto e le principali infrastrutture languono nel degrado: tuffi e sfilate servono a poco se non c’è un’idea chiara su quali obiettivi si vogliono raggiungere e con quali strumenti.

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