Il ministro Raffaele Fitto tenta di difendere l’indifendibile annunciando forzosamente che le opere tagliate dal PNRR – tra cui la velocizzazione della linea ferroviaria Roma-Pescara – saranno finanziate con altre risorse, e l’on. Guerino Testa non perde occasione per ripetere a pappagallo ciò che afferma il suo più autorevole collega di partito. Entrambi però vengono smentiti dal Servizio Studi della Camera, che è un organo tecnico e quindi credibile in quanto scevro da pulsioni politiche, secondo il quale il governo ha definanziato misure per complessivi 15,9 miliardi senza specificare “quali saranno gli strumenti e le modalità” per recuperare tale cifra.
Essendo commercialista a riposo, Testa dovrebbe essere in grado di indicare la fonte delle risorse alternative annunciate e l’irrilevanza dei fondi PNRR persi. Impresa ardua, evitata con cura persino dal suo amico Fitto, che con le sue dichiarazioni ha disperatamente cercato di giustificare l’ingiustificabile, e cioè che quei soldi non ci sono più. Sostenere “faremo le opere previste con i Fondi di Sviluppo e Coesione” significa ammettere il disastro, perché di due salvadanai a disposizione (PNRR e FSC) ora ne è rimasto soltanto uno, che ovviamente non basta per realizzare tutto ciò che era stato programmato, con buona pace dei territori che aspettavano quei finanziamenti come manna dal cielo.
Dunque non basta dire “la Pescara-Roma si farà con altre risorse”: occorre indicare con precisione il cespite da cui verranno presi i fondi necessari che, va ricordato, ammontano a 6 miliardi 305 milioni di euro per l’intera infrastruttura; di questi, un miliardo 465 milioni dovevano arrivare dal PNRR ma sono stati defalcati dall’improvvida decisione del governo Meloni. Aspettiamo delucidazioni in merito dall’on. Testa.