I presidenti Conte, Draghi e Meloni sono parte lesa in questa vicenda che ha visto, al solito, Marsilio occuparsi di questa come di altre infrastrutture come fosse un estraneo, ovvero come un casuale convinto che le cose si realizzano da sole, con un meccanismo automatico che fa seguito alle conferenze stampa. Egli pensava di poter fare la mosca, cioè di assistere da lontano con estraneità al farsi del cantiere per rivendicare alla fine i meriti; poi si è accorto che il cantiere non nasce da solo, che il progetto è impreciso, che i territori sono delusi e che fare un’opera ferroviaria richiede il coinvolgimento e la dedizione, cioè il mettersi dentro a fare e ad assumere impegni. Tutto questo non c’è stato in questi oltre 57 mesi.
E allora cosa fa il presidente Marsilio? Convoca conferenze stampa con l’intenzione di creare confusione, promuove un’iniziativa ad Avezzano per dire “sta per accadere”, una a San Giovanni Teatino, promettendo la prospettiva concreta dell’interramento, mettendo in imbarazzo gli ingegneri di RFI che sanno di questa impossibilità. Ma noi bene sappiamo che non è possibile: si può fare un convegno sull’interramento, ma non l’interramento.
Allora mettiamo punti chiari che esprimano anche giudizi, tenendo conto che i presidenti Conte e Draghi hanno messo le risorse del PNRR, hanno creato poteri straordinari e hanno generato norme dedicate per fare in modo che tutti i pareri fossero su misura per un progetto di qualità. L’errore è stato nella balbuzie della Regione che doveva rivendicare le competenze dell’art 117 della Costituzione per stabilire il tracciato condiviso proprio per la realizzazione dell’opera e, invece, non ci ha messo una nota.
Né può rappresentare un argomento comunicabile quello di dire: abbiamo perso i fondi PNRR, adesso utilizzeremo i Fondi di coesione e sviluppo, perché noi avevamo due salvadanai che dovevano essere usati entrambi per le ragioni degli abruzzesi. Ora, a differenza di altre regioni, ne abbiamo perso uno e per la ferrovia si dovrebbe attingere all’altro, che invece doveva permettere la soluzione di altri problemi dell’Abruzzo. La verità è che abbiamo subito una perdita secca di ingenti risorse che non torneranno.