E’ singolare leggere che il direttore generale della Asl 2 Thomas Schael invochi il «ritorno alle regole» per «lavorare in serenità nel rispetto delle istituzioni e, prima ancora, degli uomini», quando è stato lui il primo a intorbidire i rapporti tra il vertice aziendale e il Comitato ristretto dei sindaci.
Ricordo, ad esempio, che appena due settimane fa fu proprio Schael a qualificarsi come semplice auditore durante la seduta del Comitato nella quale furono ascoltati sette direttori di dipartimento dell’ospedale di Chieti. Di fronte ai problemi di funzionamento del presidio sanitario snocciolati dai primari, il dg ha opposto una puerile e totale mancanza di interlocuzione, fingendo di aver perso la parola. Guarda caso egli ha poi riacquistato la funzione linguistica per attaccare il Comitato e, nello specifico, il presidente della Provincia Francesco Menna.
Il ritardo con cui Schael ha consentito l’insediamento del Comitato nel 2021, forse perché la maggioranza dei sindaci in esso contenuta apparteneva al centrosinistra. Si tratta di due episodi che evidenziano l’ostruzionismo messo in campo dal manager nei confronti di un organo vitale per la sanità di tutta la provincia, in quanto luogo di contatto tra i territori e la direzione aziendale. Dunque, dovrebbero essere proprio i sindaci a chiedere il ripristino di un corretto dialogo istituzionale.
Quanto alla presunta trasformazione – lamentata da Schael – del Comitato ristretto in un tribunale, evidenzio che confrontarsi non significa mettere qualcuno sotto processo: il problema reale è che il territorio si aspetta delle risposte puntuali e non un generico quanto retorico «tutto va bene, madama la marchesa». I sindaci hanno il diritto e anche il dovere di denunciare le disfunzioni della sanità, compito del manager di una Asl è quello di porvi rimedio senza prendere tutto come un’offesa personale. Questa è la base per lavorare in serenità, il resto sono alibi.