Dopo aver perso le vertenze di lavoro causate dall’avventata rimozione di Alfonso Mascitelli dall’Agenzia Sanitaria Regionale e di Armando Mancini dalla direzione della Asl di Pescara, Marsilio e la sua giunta inanellano una nuova mazzata legale in tema di sanità: l’annullamento da parte del giudice del lavoro della delibera n. 380 del 21/06/2021, con cui la Regione aveva revocato l’incarico di direttore generale della Asl 1 a Roberto Testa.
Anche Mascitelli e Mancini furono fatti decadere dai loro incarichi prima della scadenza naturale dei rispettivi mandati; essi si rivolsero alla magistratura risultando vincitori delle cause di lavoro intentate contro la Regione Abruzzo targata Marsilio. Questa volta ci troviamo di fronte ad una lotta tutta interna al centrodestra: Testa era stato nominato nel 2019, ma poi era stato rimosso prima ancora della verifica di metà mandato (dicembre 2021) e sostituito da Ferdinando Romano. Oggi il tribunale aquilano ha bocciato questo modus operandi definendo «assolutamente insussistenti le motivazioni poste alla base del provvedimento» di revoca. Evidentemente nel centrodestra i rapporti fiduciari si esauriscono alla velocità della cometa di Halley: Pescara e L’Aquila sono due casi di scuola per capire come si possano distruggere procedure e contratti di lavoro. I direttori che restano e i direttori che arriveranno provino ad imparare il giargianese: magari dureranno più a lungo.
Un cospicuo risarcimento per il dg defenestrato che, purtroppo, ricadrà sui cittadini. Ma questa somma ha dei padrini morali e materiali nei componenti della giunta regionale, e sarà mia cura sollecitare la Corte dei Conti affinché verifichi la sussistenza del danno erariale, causato da una gestione del potere arrogante e sconsiderata.