È grave ciò che sta accadendo alla Asl di Chieti, dove il direttore generale si rifiuta di interloquire con 7 primari dell’ospedale teatino, negando l’evidenza di una sanità in forte regresso sul piano delle liste di attesa, delle prestazioni offerte e della mobilità attiva e passiva (problemi che affliggono la Asl 2, ribaditi il 29 giugno scorso dal Comitato ristretto dei sindaci).
Non saranno le stolide difese d’ufficio di Mauro Febbo a nascondere le criticità evidenziate dai primari che osservano la situazione da un punto di vista tecnico e scevro da appartenenze politiche: quando parlano di «quasi inesistente condivisione di scelte strategiche, (…) carenza cronica di personale, approvvigionamenti effettuati saltuariamente e in modo costantemente incompleto, sedute operatorie insufficienti, sale operatorie inadeguate» lo fanno a ragion veduta perché vivono quotidianamente i disagi elencati. E se lamentano «la promessa, mai mantenuta, di realizzare sale operatorie ibride futuristiche», l’aggiornamento tecnologico «irrilevante», «l’aumento delle liste di attesa», «il ritardo diagnostico e terapeutico di malattie gravi e conseguente esodo sanitario verso Aziende più efficienti», è puerile travestirsi da semplici uditori – come ha fatto il dg Schael due giorni fa durante il Comitato ristretto dei sindaci – mentre sarebbe molto più utile confrontarsi seriamente.
Oggi si è levata anche la voce autorevolissima del rettore dell’ateneo D’Annunzio, Liborio Stuppia, che ha ricordato a tutti la scadenza del 2027 per tenere in vita il corso di Medicina e chirurgia dell’università teatina: i tecnici dell’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) potrebbero bocciare la condizione dell’ospedale di Chieti e far chiudere il corso, un’eventualità gravissima e impensabile per la nostra regione. Nel merito, lunedì 3 luglio presenterò un’interrogazione parlamentare al Ministro della Salute, poiché non è possibile prolungare ulteriormente questo stato di cose. Con la giunta regionale da me presieduta abbiamo fatto uscire l’Abruzzo dal commissariamento della sanità, oggi l’amministrazione Marsilio ci sta riportando indietro di decenni.