La risposta del Ministero dell’Economia e delle Finanze sugli interventi alla mia interrogazione per contrastare il blocco prodotto nel sistema di cessione del credito, in modo da dare respiro ad imprese e professionisti della filiera, alle prese con una pesante crisi di liquidità generata dall’impossibilità di cedere i crediti derivanti dai bonus edilizi.
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE
L’articolo 121 del cosiddetto decreto-legge 19 maggio 2020 n. 34 riconosce per le spese la possibilità generalizzata di optare, in luogo della fruizione diretta della detrazione per interventi in materia edilizia ed energetica, per un contributo anticipato sotto forma di sconto dai fornitori dei beni o servizi (cosiddetto sconto in fattura) o, in alternativa, per la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante. Con la legge di bilancio 2022 tale misura viene estesa fino al 31 dicembre 2025, relativamente alle spese agevolabili con il superbonus (interventi trainanti e trainati), per le altre agevolazioni edilizie, l’opportunità è prevista fino al 2024;
secondo quanto riportato da una ricerca del Cresme, nel 2022 gli investimenti asseverati in superbonus, pari allo 2,5 per cento del Pil hanno generato il 22 per cento della crescita dell’economia italiana e lasciato al 2023 14 miliardi di euro di contributo alla crescita:
il Censis certifica che i 55 miliardi di euro investiti dallo Stato fino ad oggi per il superbonus hanno attivato un valore della produzione totale pari ad almeno 115 miliardi di euro, coinvolgend900 mila unità di lavoro tra comparto dell’edilizia e settori collegati;
con l’annuncio di Poste italiane che dal 7 novembre 2022 sospende l’acquisizione dei crediti derivanti da bonus edilizi si è acuito sempre di più il grave problema dell’impossibilità per le imprese e per i tecnici di scontare i crediti accumulati nei rispettivi cassetti fiscali;
secondo un’analisi del Centro studi di Unimpresa il nuovo blocco del sistema superbonus corre il pericolo di generare una crisi di liquidità per decine di migliaia di aziende italiane e di fermare una parte rilevante di cantieri edilizi che correrebbe il rischio di sfociare in forme illegali di approvvigionamento di denaro a rischio usura;
la problematica della sospensione dell’acquisto di crediti derivanti da bonus fiscali che investe circa 40 mila imprese e 150 mila lavoratori (dati Confapi), oltre a generare una fuga dai condomini di società anche molto grandi, che per tale motivo contribuisco a far saltare progetti e ritardi nell’avvio dei lavori, può generare fallimenti di imprese, licenziamenti e crescente disoccupazione…
Come intenda, per quanto di competenza, intervenire per contrastare il blocco prodotto nel sistema di cessione del credito affinché venga risolto in modo definitivo e venga in tal modo dato respiro ad imprese e professionisti della filiera alle prese con una pesante crisi di liquidità generata dall’impossibilità di cedere i crediti derivanti dai bonus edilizi.
Le Regioni stanno provando a riempire il vuoto con un “safari normativo” regionalista che aumenterà soltanto la confusione. Lo sblocco dei crediti, deve coinvolgere la cassa depositi e prestiti, l’ente poste, e il sistema bancario. Questa è una norma che ha bisogno della competenza, della compiutezza e della grandezza normativa dello Stato centrale.