Sull’annosa questione, riemersa a seguito della sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimi i bilanci di previsione 2018 e 2019, sono intervenuto ieri.
La decisione dei giudici della Consulta mette in discussione la legge numero 205 del 2017, attraverso la quale l’ente aveva ottenuto la possibilità di ripartire il disavanzo in venti annualità in cambio di un progressivo incremento degli investimenti.
La nostra non è stata un’operazione incerta ma responsabile. Ristorare il debito di 700 milioni in 3-4 anni sarebbe stato insostenibile, perché avrebbe comportato ingenti tagli ai servizi e al sociale: dall’acquisto di pullman, all’erogazione delle borse di studio, all’assistenza sanitaria. Proprio per questo motivo abbiamo richiesto allo Stato una norma che consentisse di allungare i termini di rientro. Dapprima è stato previsto un ammortamento a 7 anni, poi a 10, infine a 20.
A sollevare il giudizio di costituzionalità è stata la sezione regionale della Corte dei conti. Il piano di risanamento è stato bocciato perché in contrasto con i principi di sana gestione del bilancio pubblico, responsabilità nell’esercizio del mandato elettivo e equità intergenerazionale.
In sostanza si teme un carico eccessivo a danno delle generazioni future, ma che futuro possono avere i giovani se nemmeno nel presente vedono salvaguardati i propri diritti fondamentali?
Nel corso della conferenza stampa ho rimarcato come il debito non sia stato generato nei 60 mesi della mia legislatura (2014-2019), bensì ereditato dalle amministrazioni precedenti. Al contrario di quanto dice l’attuale assessore al bilancio Guido Liris, lo abbiamo anche ridotto di 300 milioni, ben oltre quanto previsto dalla norma statale. E questo ha determinato l’uscita dal commissariamento.
Quando il Tar di Pescara accolse il ricorso dei genitori di un ragazzo disabile contro la Provincia che, a causa della mancanza di coperture, non poteva garantire il trasporto scolastico, il giudice del Tar Balloriani incassò anche il parere positivo della Corte costituzionale, che riconobbe in quel caso come i diritti fondamentali debbano prevalere sulla sanezza dei bilanci. E noi ci siamo mossi dentro questa cornice.
Occorrerà rivedere il bilancio del 2018 e dimostrare l’avvenuto aumento degli investimenti previsto dalla legge 205 per gli anni a seguire (targati invece centrodestra), su cui ha inevitabilmente pesato la pandemia. Siamo di fronte a un bivio, o si comprimono i debiti del passato in pochi anni tagliando i servizi, o si lavora a una nuova legge che consenta di ammortizzare il deficit residuo. Anche perché la questione al momento riguarda solo l’Abruzzo, ma presto interesserà Piemonte, Lazio, Campania, e i grandi Comuni. Occorre dunque fare fronte comune, personalmente ho già sollevato il problema con la ragioneria dello stato e il Mef. Dalla Regione Abruzzo mi aspetto maggiori fermezza e determinazione.