Interrogazione a tre ministri : mossi dal desiderio di facile consenso, hanno trascurato le raccomandazioni della questura e istigato a contravvenire
D’ALFONSO , LAUS – Ai Ministri della salute, dell’interno e per gli affari regionali e le autonomie. –
Premesso che a quanto risulta agli interroganti:
nei delicatissimi giorni propedeutici all’avvio della cosiddetta “fase 2”, a Pescara ed in Abruzzo, sarebbe stata posta in essere una grave condotta rispettivamente dal Sindaco e dal Presidente della Regione che, mossi dall’innegabile desiderio di facile consenso, hanno agito in modo a dir poco incauto, idoneo a mettere a repentaglio la salute pubblica;
tali, a parere degli interroganti, irresponsabili comportamenti avrebbero istigato a contravvenire (anticipando e così di fatto ampliando il novero dei comportamenti consentiti dalla normativa nazionale) alla ratio della decretazione nazionale ed a quanto espressamente previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020, entrato in vigore lo scorso 4 maggio;
considerato che:
l’individuazione della data del 4 maggio è da considerarsi come una data non casuale, volutamente successiva ad un weekend di festa, proprio per garantire la proroga delle misure restrittive precedentemente vigenti sul piano nazionale per il contenimento della diffusione del virus COVID-19, in giorni in cui le persone sono naturalmente indotte, per inveterata abitudine, alla spensieratezza, in un momento in cui, invece, risulta dannosa;
a causa dell’apparentemente confuso, ma in realtà ben congegnato susseguirsi di ordinanze regionali e comunali in parziale contrasto con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sovraordinato ed eluso, di fatto (come notorio perché riportato da alcuni organi di stampa e sui social ) nella giornata del primo maggio (e per tutto il fine settimana) la riviera di Pescara è stata affollata di persone che, dimentiche della pandemia in corso, circolavano senza mascherina, a piedi, in bicicletta, di corsa, a gruppetti;
l’ordinanza sindacale n. 58 del 30 aprile 2020 avente ad oggetto: “Revoca ordinanza n. 56 del 22 aprile 2020 – misure urgenti per la prevenzione del rischio da contagio da virus Covid-19: chiusura lungomare e strada parco per il 25 aprile e 1 maggio”, emessa dal Sindaco di Pescara, nel revocare la precedente ordinanza Sindacale n. 56 del 22 aprile 2020, anche per le modalità di diffusione, ha ingenerato nella cittadinanza il convincimento che si potesse circolare in piena libertà, con le conseguenze note;
l’ordinanza di revoca, invero, conterrebbe una serie di premesse che rappresenterebbero una sorta di “istigazione alla spensieratezza”, del tutto immotivata oltre che violativa delle misure nazionali, negli effetti prodotti coniugando detta ordinanza (n. 58 del Sindaco) con le ordinanze n. 50 e 51 del Presidente della Regione Abruzzo, emesse in pari data ed evidentemente note al Sindaco, dal momento che non omette di richiamarle nella sequela dei “Visto..”, mentre omette di richiamare espressamente il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile, la cui ratio, infatti, non recepisce;
un “primo cittadino” dovrebbe essere il primo, appunto, a dare l’esempio di rispetto delle misure adottate e di perdurante vigenza fino al 4 maggio, a livello nazionale, e dovrebbe fornire, a tutela del bene primario della salute pubblica, le informazioni utili all’orientamento del cittadino e non disorientarlo con effetti potenzialmente pericolosi, dipingendo un contesto rassicurante ed al contempo obbligando al rispetto di tutte le misure imposte nazionali e regionali in materia di contenimento dell’emergenza da COVID-19, ignorando apparentemente, ma in realtà sfruttando, parrebbe, i profili di incompatibilità delle disposizioni regionali con la normativa nazionale, che di fatto risulterebbe disattesa;
considerato, altresì, che a giudizio degli interroganti:
sia dal Sindaco, sia dal Presidente della Regione non sarebbe stata adeguatamente considerata l’ordinanza della Questura, firmata anche questa il 30 aprile 2020, ore 12.36.19;
mentre sull’intero territorio nazionale, solo a partire dal 4 maggio, si è tornati a poter effettuare attività motoria e sportiva, sempre individualmente anche distanti da casa, a Pescara si è, invece, stati indotti a pensare che predetta attività fosse già possibile farla anche sul viale della Riviera, stante la revoca del divieto precedentemente emesso con ordinanza sindacale (nn. 56 e 58, per orientarsi nel coacervo), perché così dispongono le due ordinanze regionali (nn. 50 e 51 del 30 aprile richiamate dalla n. 58 del Sindaco, in pari data);
la stessa ordinanza regionale n. 50, al punto 3, stabilisce che è: “consentito svolgere le seguenti attività motorie e attività all’aria aperta, corsa o utilizzo di bicicletta, dalle ore 6.00 alle 20.00, esclusivamente in modalità individuale, nell’ambito del proprio Ccomune di residenza”. Anche questo punto sembrerebbe in vigore da subito, quindi avrebbe anticipato l’applicazione delle “concessioni” per le quali il resto del territorio nazionale ha atteso il 4 maggio;
con l’ordinanza n. 51, il Presidente della Regione Marsilio, nel trattare altro argomento, ha revocato l’ordinanza n. 31 del 9 aprile 2020, con cui aveva imposto il divieto di praticare attività motorie e sportive all’aperto e subito dopo le due ordinanze regionali, il Sindaco di Pescara ha annunciato la riapertura di viale della Riviera;
l’approccio condiviso dal Presidente della Regione Abruzzo e dal Sindaco di Pescara appare in palese contrasto con le raccomandazioni del Questore, che nell’ordinanza del 30 aprile 2020, inviata ovviamente a tutti i Sindaci, tra cui quello di Pescara, si esprime nei seguenti termini: “nel ribadire che sulla base della vigente normativa si può uscire dalla propria abitazione solo per comprovate esigenze lavorative, per stato di necessità o per motivi di salute, al fine di non vanificare i risultati finora raggiunti e prevenire eventuali assembramenti di persone o spostamenti non autorizzati si rende necessario predisporre un dispositivo rinforzato su tutto il territorio provinciale”;
appare evidente il difetto di proporzionalità che permea l’ordinanza sindacale n. 58, affetta da una negligente valutazione dello stato complessivo della situazione da disciplinare,
si chiede di sapere:
quali siano le valutazioni dei Ministri in indirizzo sui fatti di cui in premessa e se siano a conoscenza di fatti simili avvenuti anche in altri Comuni e Regioni del territorio nazionale;
quali provvedimenti intendano adottare o abbiano già adottato nei confronti delle gravissime condotte poste in essere dal Sindaco di Pescara e dal Presidente della Regione Abruzzo, ancor più esecrabili, perché prodotte in un momento di straordinaria difficoltà del Paese e perché potenzialmente lesive di beni giuridici meritevoli di tutela, anche di rilievo costituzionale quale la salute pubblica, anche per le modalità comunicative adottate nel diffonderle, contravvenendo, a giudizio degli interroganti, palesemente a norme di rango gerarchicamente sovraordinato e ai provvedimenti dell’autorità di pubblica sicurezza assunti d’urgenza, prontamente resi noti;
quali azioni intendano adottare al fine di approfondire e conseguentemente intervenire sull’eventuale sussistenza di profili di responsabilità circa la condotta posta in essere dal Sindaco di Pescara e dal Presidente della Regione Abruzzo.
D’ALFONSO, LAUS