Lettera al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, al Capo Dipartimento Protezione Civile Angelo Borrelli e al Provveditore regionale Lazio-Abruzzo-Molise Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Carmelo Cantone

Gentilissimi,

la straordinarietà della condizione sanitaria che ci troviamo quotidianamente a combattere, mi spinge a sottoporre alla Vostra cortese attenzione le preoccupazioni legate all’emergenza che, presto, gli istituti penitenziari della regione Abruzzo potrebbero trovarsi concretamente a dover affrontare.

La maggior parte dei predetti istituti risulta, attualmente, impossibilitata dal rispondere adeguatamente al pericolo in quanto, a causa del sovraffollamento, non appare rinvenibile, se non in numeri irrisori, la disponibilità di spazi idonei a garantire eventuali casi da trattare in isolamento sanitario.


La preoccupazione, dunque, è che laddove si verificasse la presenza di più casi sospetti, dovendosi procedere allo spostamento in celle singole dei detenuti infettati, in ragione degli attuali pochissimi posti disponibili, si conduca gli istituti in questione a dover affrontare un contagio di massa.


Criticità si potrebbero verificare, anche con riferimento agli operatori dello stesso istituto penitenziario, che in ragione degli ingressi dall’esterno, potrebbero risultare portatori dell’infezione da Covid-19.


In particolare, l’istituto penitenziario della città di Chieti che conta, allo stato attuale, 117 detenuti di cui 85 uomini e 32 donne ristretti in due padiglioni detentivi separati e 73 agenti di polizia penitenziaria in forza ha individuato una possibile, utile iniziativa che, in caso di diffusione del virus, dovrebbe servire a mantenere separati, in spazi fisici differenti, coloro i quali devono essere conservati nella custodia, da coloro i quali necessitano di essere sottoposti ad un regime di ulteriore vigilanza.


Tale iniziativa ‘salva-carceri’ potrebbe realizzarsi, specificatamente, attraverso la riconversione dello spazio attualmente destinato a funzioni culturali e teatrali, pari a 17×12 mq. in singoli moduli abitativi, che assolvano a funzioni di separatezza in grado di evitare il contagio da parte di coloro i quali risulteranno positivi al virus.


Sento di assumere e di portare avanti, in prima persona, questa iniziativa a tutela della popolazione carceraria, che va preservata per scontare la pena come previsto dall’ordinamento, ma con ulteriore motivazione per difendere coloro i quali negli istituti penitenziari ci lavorano per assicurare i fondamentali servizi di custodia e di recupero delle persone colpite da pene afflittive, poiché sono servitori dello Stato.


Per tale ragione, Vi sarei grato se, ognuno per gli specifici aspetti di competenza, poteste, a garanzia degli operatori e dei detenuti presso gli istituti penitenziari in argomento, approfondire e valutare la concreta ed effettiva realizzazione di suddetta iniziativa.

Nel ringraziarVi per quanto potreTe fare, Vi saluto cordialmente.

Sen. Luciano D’Alfonso

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