Una delle ragioni che stanno alla base della crescente disaffezione, quando non della vera e propria avversione, di molte persone nei confronti della grande e complessa costruzione istituzionale europea si può agevolmente individuare nella apparente impalpabilità dei diritti aggiuntivi di cittadinanza che l’essere europei, oltre che italiani, o francesi, o spagnoli offre ai cittadini.
Circolare liberamente, votare per il Parlamento europeo e poter presentare petizioni a tale organo, ricevere assistenza diplomatica e consolare sono riconoscimenti minimi, in qualche modo rivelatori delle resistenze che gli stati nazionali hanno contrapposto al pieno dispiegarsi di un processo che deve inevitabilmente portare, se non al loro superamento, al loro ridimensionamento in molti ambiti.
Conseguenza diretta di questo ostruzionismo degli stati sono l’insoddisfazione, nel caso migliore, e il disinteresse, più di frequente, di quanti pur europei in punta di diritto, non si percepiscono tali nel vissuto civile e avvertono anzi nelle istituzioni dell’Unione un freno, quando non un nemico del benessere presente e futuro.
Con ogni evidenza questa situazione non può durare a lungo, e non risolve il problema il prevalere di misura per ora delle forze europeiste su quelle sovraniste nelle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo.
Nessun soggetto pubblico o privato ha fatto molta strada registrando come vittorie scampati pericoli, semmai dandosi traguardi ambiziosi perseguiti nella lucida consapevolezza dei disagi delle partenze e dei cammini.
Rinnovarsi o morire, il motto dannunziano ci offre una salutare provocazione per il destino dell’Unione europea: o si ha il coraggio di una vera integrazione che porti a istituzioni comuni dotate di poteri politici diretti e non mediati dagli stati e a diritti nuovi per i cittadini, o il declino attuale sarà l’anticamera della dissoluzione futura.
Siamo convinti che sia necessario che nei territori si alimenti il dibattito su questi temi, per favorire la consapevolezza delle persone e suscitare movimenti di opinione diffusi e tali da orientare i governi.
Per questa ragione come Fondazione Europa Prossima abbiamo deciso di dedicare quest’anno in particolare alla discussione e all’approfondimento dei temi connessi alla cittadinanza europea, a partire dall’incontro che terremo venerdì 31 gennaio alle 17,30 nella Sala consiliare del Palazzo di Città a Pescara con la partecipazione di Jacques Attali, uno dei più illustri intellettuali europei.
Attali, rispondendo nel 2012 alla domanda della rivista spagnola «El Ciervo» su come sarà l’Europa nel 2051, ha suggerito che solo attraverso l’integrazione e la creazione di vere istituzioni sovrane europee l’Unione potrà superare la crisi cominciata allo scadere degli anni zero.
Venerdì avremo il modo di entrare nel merito di questo percorso che se ci appare inevitabile, non di meno richiede un approfondimento di merito e progettualità avanzate che permettano di schivare gli ostacoli già ora evidenti per chiunque voglia intraprendere questa strada.
Il Presidente Europa Prossima:
Marco Presutti